QUANTO SEI PRODUTTIVO E COME TI SENTI? DIPENDE ANCHE DALL’ILLUMINAZIONE
Avete mai fatto caso all’illuminazione sul vostro posto di lavoro? Sapete che esistono delle leggi in materia? E che i lavoratori hanno dei diritti al riguardo?
Lo so, si tratta di un articolo un po’ particolare, ma, leggendolo, troverete curiosità e informazioni utili: del resto dove trascorrete la maggior parte del vostro tempo, se non sul vostro posto di lavoro?
PRIMA COSA: LE NORME…
Sono due quelle di riferimento:
- Il decreto legislativo numero 81 del 2008, chiamato anche Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro;
- la norma UNI EN 12464-1 nella parte sulla Illuminazione dei luoghi di lavoro interni.
… E UNA RICERCA INTERESSANTE
Vi riporto anche una ricerca recente fatta dal Censis su incarico di una azienda bergamasca (la Gewiss, produttrice di soluzioni per la domotica, l’energia e l’illuminotecnica). La ricerca ha come obiettivo quello di dimostrare che l’illuminazione sui luoghi di lavoro non è solo un elemento “tecnico” nella progettazione o nella manutenzione di edificio. Anzi, influisce:
- sul benessere fisico e psicologico dei lavoratori;
- sulla loro produttività.
Oggi, dopo molti studi, si può dire con certezza che l’illuminazione è uno dei fattori ambientali che assicura benessere e produttività
Infatti l’88,5% delle aziende interpellate nell’indagine ritiene che “illuminare adeguatamente il luogo di lavoro consenta di rendere l’ambiente più confortevole, generando un positivo impatto sulla voglia dei lavoratori di recarvisi”.
Dunque l’impianto di illuminazione:
- non solo non deve essere causa di eventuali infortuni per i lavoratori: bisogna evitare guasti estesi o pericolosi con la regolare manutenzione;
- non solo deve prevenire eventuali infortuni, evidenziando situazioni di pericolo, ostacoli, spigoli… e permettendo di distinguere bene i colori;
- ma, come dice il Testo unico, tutti i predetti locali e luoghi di lavoro devono essere dotati di dispositivi che consentano un’illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la salute e il benessere di lavoratori.
IN PRATICA
1. L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve garantire, prima di tutto, buona visibilità e confort visivo.
Come? Per esempio, bisogna evitare l’affaticamento degli occhi distribuendo le luminanze in modo equilibrato, eliminando variazioni eccessive tra le diverse aree del campo visivo e valutando l’effetto delle superfici riflettenti.
Ci sono degli accorgimenti pratici:
- l’illuminazione deve essere ottenuta, per quanto possibile, con luce naturale (più “gradita” all’occhio umano); in ogni caso, tutti i locali e posti di lavoro devono avere una adeguata luce artificiale per la sicurezza e la salute dei lavoratori. La luce solare diretta è sconsigliabile perché causa abbagliamenti e riflessi fastidiosi.
- In generale bisogna evitare tanto la visione diretta delle sorgenti luminose di maggiore intensità, quanto i loro riflessi più fastidiosi (dovuti a schermi, cristalli, vernici brillanti…)
- L’illuminazione deve fornire condizioni ottimali per lo svolgimento di un compito anche quando si distoglie lo sguardo e l’illuminazione è diversa, perché l’occhio è in continuo adattamento. Non ci devono essere differenze troppo marcate di illuminazione, cioè eccessivi contrasti.
- Anche la direzione della luce è molto importante: forme e superfici devono essere percepite in modo chiaro e piacevole, con una illuminazione ben direzionata e ombre non troppo marcate ma che diano rilievo alle cose. Chi lavora non deve modificare la postura “per vederci meglio”: quanti mal di schiena, dolori al collo, cali di vista… Eventualmente si può pensare di modificare la posizione delle postazioni di lavoro o di schermare con tende, veneziane… ma sicuramente la progettazione della direzione e la manutenzione e pulizia delle sorgenti luminose sono di gran lunga preferibili. E sono soluzioni di maggiore durata ed efficacia.
- In caso di guasti, bisogna disporre una illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità.
2. L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve adeguarsi alle esigenze delle persone, che devono poter gestire con facilità i punti luce. Queste esigenze cambiano a seconda dell’età dei lavoratori, dell’ora della giornata, degli incarichi da svolgere, delle tecnologie usate e così via.
3. L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve adattarsi allo spazio in cui si inserisce e al tipo di attività o compito svolto.
Esistono delle tabelle e i tecnici eseguono dei calcoli a seconda della grandezza dei luoghi e del loro utilizzo: un corridoio avrà bisogno di un tipo e una quantità di luce diversi da una aula scolastica, un ufficio, un magazzino, uno studio di disegno tecnico e così via.
Una curiosità: quando si parla di sorgenti luminose, si studiano anche la resa cromatica (che determina il minor o maggior apprezzamento dei colori) e la temperatura di colore (luce “calda” o “fredda”). Vedi immagini qui sotto. E spesso sono differenze di cui non ci rendiamo conto, ma che influiscono sul modo in cui percepiamo gli ambienti e le persone.
Nota bene: un faretto a Led a luce calda fa un effetto del tutto diverso da uno a luce neutra (o addirittura fredda). Per questo prima di ordinare i faretti, faccio delle prove pratiche in cantiere con faretti a luce calda e neutra: i clienti possono vedere subito quale si adatta meglio ai loro gusti e al loro ambiente.
LE AZIENDE SONO CONSAPEVOLI DI QUESTI DATI?
Sembra di sì: nella ricerca Censis-Gewiss si legge che l’88,5% delle aziende ritiene che “illuminare adeguatamente il luogo di lavoro consenta di rendere l’ambiente più confortevole, generando un positivo impatto sulla voglia dei lavoratori di recarvisi”.
E ancora: “Il 51,2% degli imprenditori intervistati dichiara infatti di aver adottato misure specifiche per risparmiare sui consumi legati all’illuminazione, attraverso l’adozione di sistemi con fonte Led o l’installazione di sistemi automatici di spegnimento o di regolamentazione automatica del flusso luminoso”.
C’è chi lo ha messo in programma: “Il 33% degli intervistati afferma di aver già pianificato interventi per ridurre i consumi energetici”.
A questo punto ricordo che l’illuminamento nei luoghi di lavoro deve essere progettato dopo un’attenta valutazione delle attività svolte e i risultati saranno inseriti nel Documento di valutazione dei rischi. Quindi non è un aspetto di poco conto…
E I LAVORATORI SONO SODDISFATTI?
Citando Il Sole 24 Ore: “L’80% dei lavoratori italiani ritiene adeguata ed efficace, rispetto alle proprie mansioni, l’illuminazione del proprio luogo di lavoro. All’interno del 17,2% di insoddisfatti (circa 3,7 milioni di italiani), la maggioranza appartiene alla categoria degli operai dell’industria (il 43,4% dichiara di lavorare con luci inadeguate), non a caso una tipologia di dipendenti che hanno scarso accesso al controllo e alla regolazione delle fonti luminose. Tra chi viceversa ha accesso alla gestione e regolazione diretta dell’illuminazione, la percentuale di soddisfazione sale all’84%”.
Parlando di affaticamento visivo, non si possono non considerare le varie fasce d’età: è chiaro che con l’innalzamento dell’età lavorativa insorgono maggiori necessità di una illuminazione di qualità. Anche se sarebbero i più giovani (i cosiddetti Millennials) a manifestare le richieste più frequenti per il miglioramento dell’illuminazione al lavoro: sono più attenti alla proprio vista? O all’uso di fonti luminose più sostenibili e che, oltre a illuminare meglio, seguano il principio del risparmio energetico, come i Led citati sopra (con le dovute accortezze)? Pare di sì. E sarebbe una bella notizia.
COME SI PUÒ MIGLIORARE DA SUBITO L’ILLUMINAZIONE SUL POSTO DI LAVORO?
Per garantire una migliore luce artificiale, si può
- sostituire le lampade e i corpi illuminanti secondo le indicazioni del vostro tecnico di fiducia o dei costruttori;
- pulire regolarmente le lampade e i corpi illuminanti;
- usare corpi illuminanti ben schermati per evitare abbagliamenti;
- usare lampade e corpi illuminanti con una migliore resa cromatica;
- bilanciare e distribuire l’illuminazione in modo corretto;
- verificare la funzionalità dell’illuminazione di emergenza.
Ultimo appunto: per bilanciare bene la luce di un ambiente (e rispettare i valori imposti dalla norma), non si mettono e scelgono le lampade “a occhio”, ma si deve procedere con un calcolo illuminotecnico: il costo non è eccessivo (esistono dei software) e il lavoro viene eseguito correttamente. Per esperienza personale ho visto che, in alcuni casi, l’uso di questi programmi ha permesso di risparmiare sulla quantità di lampade (perché ne servivano meno del previsto).
Fonti: Puntosicuro.it, Il Sole 24 Ore, Luxemozione.com