Nel Led dipinto di blu

QUALI SONO I RISCHI PER I NOSTRI OCCHI QUANDO LA LUCE “CONTIENE” QUESTO COLORE (STUDI, RICERCHE, MA NIENTE PANICO! L’IMPORTANTE È INFORMARSI)

Nel primo articolo che ho dedicato ai Led, dicevo che, per alcuni indubbi vantaggi, questa forma di illuminazione si è diffusa sempre di più negli ultimi anni. Ed è un bene, per il basso impatto ambientale, la riduzione dei consumi, il risparmio energetico…

Hanno anche dei contro i Led?

Dicevamo che bisogna perlomeno installarli in modo corretto, se vogliamo che non si surriscaldino e che durino a lungo, e anche che miracoli in bolletta non ne fanno (piuttosto è bene controllare i consumi degli elettrodomestici).

C’è un altro “contro”, purtroppo, ed è legato al colore blu.

Eh?

Sì.

Abbiamo già parlato di cosa si intenda con “luce fredda” e “luce calda”, quando abbiamo un Led, e abbiamo spiegato che cosa sono le fasce di temperatura di colore in gradi Kelvin. Ma c’è un altro “ingrediente” da considerare, ed è la componente blu dei Led.

Prendete un Led bianco, d’accordo? Per sua costruzione, un Led bianco non emette luce bianca “pura”, ma una parte di luce blu che viene convertita in frequenze che virano al giallo, dando l’effetto complessivo del bianco.

fonte: Hdemo Network

Può essere uno svantaggio o addirittura un rischio, per i nostri occhi? E ci sono dei Led che bisogna assolutamente evitare di usare?

Premessa #1

Non sono un medico e non voglio sostituirmi a un medico. Quindi usate questo articolo come un testo di informazione. Io mi sto documentando perché l’argomento tocca il mio lavoro: vi propongo qui diverse fonti (non sono teorie mie) e in internet trovate studi e ricerche. L’argomento è vasto e, con la crescita di domanda di Led degli ultimi anni, se ne sta finalmente parlando di più. Ma le stesse norme in materie sono “in evoluzione”.

Premessa #2

Mai sentito nominare la fotobiologia? È una parte della biologia che studia gli effetti della luce (fotos, in greco) sulle attività degli esseri viventi.

Altra cosa: i colori che l’occhio umano percepisce, e che danno origine al fenomeno della luce, sono segnati sullo spettro magnetico (no, non c’entrano i fantasmi).

La luce che noi percepiamo (spettro visibile) è solo una piccola porzione dello spettro elettromagnetico

In che modo il nostro occhio assorbe le radiazioni alle varie lunghezze d’onda?

fonte: Hdemo Network

Le radiazioni della luce vengono assorbite, per capirci, come la pelle assorbe i raggi del sole; e infatti, quando riceve la luce, l’occhio, o meglio la sua struttura esterna, mostra comportamenti simili a quelli della pelle. Come vedete, la luce di tipo blu è una di quelle che viene assorbita in profondità.

L’area colorata indica lo spettro di emissione tipico di un Led. La curva blu indica la curva di sensibilità dell’occhio alla componente blu (fonte: assil.it)
Ben conosciuti sono i danni, per esempio sulla pelle, dei raggi ultravioletti, o sull’occhio dei raggi infrarossi; meno noto è il fenomeno per cui le radiazioni visibili possono danneggiare l’occhio. In particolare, si parla di fotoretinite, l’infiammazione della retina attribuibile specialmente alla luce blu e viola, (danno da luce blu) fonte: radioprotezione.org

I gradi di rischio

La legge CEI 62471 del 2006 classifica gli apparecchi di illuminazione in “gradi di rischio”. È una guida molto complessa destinata ai costruttori di Led.

La norma prevede i metodi di misura e una classificazione in base alla pericolosità.

La norma non dà limiti di uso o avvertenze al “cliente finale”: questi devono essere contenuti nelle norme dei prodotti. La norma è destinata a coloro che fanno le norme di prodotto per introdurre prescrizioni corrette. (fonte: Associazione nazionale produttori illuminazione)

Vediamo i quattro gruppi di rischio (descritti molto chiaramente dal sito Impiantoelettricoonline.it e da Assil, Associazione nazionale produttori illuminazione).

Tempo di esposizione: per quanto tempo una persona mantiene lo sguardo fisso verso una sorgente di luce, tendendola a fuoco.

RG0 Exempt group (gruppo esente o gruppo zero): assenza di pericolo

La lampada o l’apparecchio non provoca rischi fotobiologici dovuti a luce blu, radiazioni ultraviolette, calore o radiazione infrarosse. Nessun rischio fotobiologico anche dopo esposizione prolungata. I limiti sono calcolati con tempi di esposizione molto lunghi: vale per qualsiasi corpo illuminante che non provochi un rischio retinico da luce blu entro 10 mila secondi (circa 2,8 ore).

RG1 (gruppo di rischio 1): rischio basso

Tipi di radiazioni come nel gruppo zero, ma a cui ci si può esporre per un tempo inferiore. Garantiscono una esposizione sicura in condizioni di normale utilizzo. Non deve provocare un rischio retinico da luce blu entro 100 secondi di esposizione.

Solo quando il prodotto immesso sul mercato presenta un livello di rischio superiore a 1, il costruttore è obbligato a fornire limitazioni dettagliate di impiego.

RG2 (gruppo di rischio 2): rischio moderato

Una lampada provoca un rischio in seguito a una reazione istintiva che avviene quando si guardano sorgenti di luce molto luminose o in seguito a una sensazione di disagio termico. Si intende qualsiasi lampada che ecceda i limiti del gruppo di rischio 1 (rischio basso) ma non provochi un rischio retinico da luce blu entro 0,25 secondi (risposta avversiva: si distoglie lo sguardo o si chiudono le palpebre).

RG3 (gruppo di rischio 3): rischio elevato

Una lampada può costituire un rischio anche in seguito a una esposizione momentanea o breve.

Tabella di classificazione del rischio fotobiologico

Attenzione: purtroppo non sempre il grado di rischio è indicato sulle confezioni dei prodotti. Meglio chiedere sempre informazioni a chi ti vende o ti installa un corpo illuminante.

Nota bene #1: a quale distanza è posto il Led?

Bisogna valutare anche la distanza di visione: a livello generale, maggiore è la distanza di visione, minore è il livello di esposizione e, di conseguenza, il gruppo di rischio. Una fonte luminosa può essere installata a qualche decina di centimetri dagli occhi (ad esempio, i faretti dentro casa) o a diversi metri di altezza (vedi i fari posti su pali per illuminare ambienti esterni).

Nota bene #2: ci vuole sempre un professionista

Anche su questo argomento, è bene affidarsi a un professionista: sia per la scelta dei Led, ovviamente, sia per la progettazione della tua illuminazione, a casa o sul lavoro: è vero che la scelta migliore restano le sorgenti RG0, ma, per ridurre il rischio ed evitare fastidi come l’abbagliamento, si può pensare a una corretta progettazione illuminotecnica dell’ambiente o dell’area. Quali sono gli angoli di visione? Come viene direzionata la luce? Sono elementi che, se sei un “profano” in materia, è difficile valutare da solo. Quello che puoi fare, come consumatore finale, è informarti e informare e sensibilizzare anche gli altri sui pericoli legati a corpi illuminanti non conformi alla legge. Inoltre per i gruppi 1, 2, e 3 esistono delle tabelle per poter valutare se possano provocare danni, in base a tempi di esposizione, temperatura del Led (Kelvin) e illuminamento. Tabelle che un professionista può consultare a tuo beneficio.